Hernest Hemingway. Il legame del noto scrittore con il Veneto

di Giovanni Manisi

Fossalta di Piave, Villa Ivancic a San Michele al Tagliamento, la laguna di Caorle: durante la sua intensa e avventurosa vita Ernest Hemingway visitò in diverse occasioni questi luoghi, lasciando agli abitanti un senso di riconoscenza per la scia di notorietà che portava sempre con sé dove passava. Non è raro trovare qualche immagine in bianco e nero nelle vecchie trattorie o nei casoni in laguna, esposta come un trofeo, in cui lo scrittore, in età già matura e con la barba bianca, è ritratto in barca o con un fucile da caccia tra le braccia. La sua stessa vita è stata un lungo romanzo avventuroso, noi ripercorreremo solo il suo passaggio nelle terre della Venezia Orientale.

Nato a Oak Park, Illinois, nel 1899, da famiglia agiata. Alla Oak Park High School si fa notare per la sua inclinazione per le lettere ed emerge il suo talento nella scrittura. Il padre gli trasmette invece la passione per la caccia, la pesca e la vita all’aria aperta. L’intervento degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale lo spinge a offrirsi volontario per andare a combattere in Europa. Nel 1918 si arruola come autista di ambulanze della Croce Rossa. Quell’estate è sul fronte italiano. L’8 luglio, a Fossalta di Piave, viene ferito dalle schegge di un proiettile di mortaio. Alternò la degenza tra Milano ed il Veneto, inseguendo il primo grande amore, a crocerossina Agnes von Kurowsky. Quando l’esercito viene smobilitato, nel gennaio del 1919, Hemingway ritorna a Oak Park, dove viene accolto come un eroe. Presto arrivano il successo e la fama. Nel 1922 Hemingway torna in Italia, anche nei luoghi dove aveva vissuto le esperienze di guerra. Il romanzo ispirato alle sue vicende al fronte è “Addio alle armi”, un’intensa storia d’amore e di guerra largamente ispirato alle sue vicende personali, pubblicato nel 1929. Poiché nel romanzo viene descritta la disfatta dell’esercito italiano a Caporetto del 1917 e la diserzione del protagonista, la pubblicazione del libro fu vietata in Italia dalla dittatura fascista fino al 1945 perché il contenuto fu ritenuto lesivo dell’onore delle Forze Armate.

La traduzione in italiano era stata già scritta clandestinamente nel 1943 da Fernanda Pivano, che per questo motivo venne arrestata a Torino. Hemingway tornò poi spesso in Italia dopo la seconda Guerra mondiale, in particolare tra il 1948 ed il 1954. Durante le sue celebri frequentazioni dell’Harry’s Bar, a Venezia, conobbe alcuni nobili veneziani, tra cui il Barone Franchetti, la cui famiglia possedeva una grande tenuta nelle valli di Caorle. Hemingway soggiornerà spesso nella casa dei Franchetti a San Gaetano, dedicandosi alla caccia alle anatre. Qui Hemingway conobbe la giovane nobildonna Adriana Ivancich, di cui s’innamorò. Villa Ivancich, la casa della famiglia di Adriana a San Michele al Tagliamento, è tuttora sede di eventi culturali. Fu in questo periodo che scrisse il romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, ambientato proprio nei luoghi veneti conosciuti dall’autore, il cui protagonista è un ufficiale militare di cinquant’anni innamorato di una giovane veneziana, alla ricerca della giovinezza tra l’amore per la giovane ed i suoi ricordi.

Il romanzo, pubblicato nel 1950, non ottenne un grande successo, ma rappresentò comunque il ritorno di Hemingway al romanzo dopo dieci anni. Per gli aperti riferimenti a luoghi e persone, Hemingway vietò la pubblicazione in Italia del romanzo per due anni. Ciò non impedì che la relazione di Hemingway con la giovane italiana suscitasse un certo scandalo in Italia. Il romanzo sarà pubblicato in Italia solo nel 1965.

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