Poca terra, ghebi, velme e barene

di Giovanni Manisi

Fino almeno al XVI secolo, il paesaggio della zona a sud di Concordia tra Livenza e Tagliamento rimane quasi inalterato ed è una zona di natura anfibia dominata da fiumi di risorgiva, paludi, canali e lagune. Il paesaggio cambia solo in qualche zona meno depressa, dove si praticano il pascolo e lo sfalcio di foraggi e strami. Lo documentano toponimi come Pradis, tra Lugugnana e Bibione. La presenza di alberi è talmente rara che nelle antiche mappe vengono segnati, oltre a qualche capanno di paglia, anche questi. Il ruolo del fiume Lemene nei traffici fluviali era già evidente del porto fluviale di Concordia Sagittaria. In seguito, con la crescita di Portogruaro come porto della Serenissima, la sua importanza crebbe ulteriormente. La navigazione fluviale è il sistema di trasporto più sicuro e più veloce e le opere di bonifica rispondono anche ad un’esigenza legata al progressivo interramento di fiumi e canali. 

L’importanza di tale via di comunicazione è tale da giustificare la progettazione di vie alzaie, come quella raffigurata in una mappa del 1707 da Domenico Garzoni. Il terrapieno per la strada alzaia avrebbe permesso il traino con cavalli e buoi e impediva piene che avrebbero interrotto i traffici, orientati principalmente verso la Germania attraverso la Via della Mercanzia. Ma anche di tagli del fiume, per rendere meno tortuosa e più rapida la via, come la realizzazione del Maranghetto, in prossimità di Sindacale. Nell’odierna Sindacale vi era una zona di beni comunali, fondamentale per la sopravvivenza categorie meno abbienti della popolazione, che praticavano in queste aree la caccia, la pesca, la raccolta ed il pascolo.

Nella splendida e famosa mappa manoscritta denominata “Territorio dalla Livenza al Tagliamento, e dal mare a Torre di Mosto e a S. Giacomo”, disegnata da Angelo dal Cortivo nel 1527, la più antica rappresentazione conosciuta della bassa pianura tra Livenza e Tagliamento, gli unici edifici segnati lungo il corso del Lemene tra Concordia e Caorle, se si esclude il Palà de Lemene, un posto di controllo dei traffici fluviali, sono la chiesa di San Leonardo e l’omonima osteria, il che fa pensare ad un punto importante di ristoro, per il corpo e per lo spirito. Del resto è una tradizione che rimarrà immutata per secoli nei paesi di provincia, dove il bar vicino la chiesa è sempre gioiosamente frequentato dopo la messa della domenica, anche se prende più spesso il nome di Bar Sport.

Nella Kriegskarte, la carta militare topografico-geometrica del Ducato di Venezia conservata nel Kriegsarchiv di Vienna e redatta per iniziativa dello Stato maggiore austriaco tra il 1798 e il 1805, troviamo l’indicazione delle Palludi Sindacal. Della vicina Jussago (l’attuale Giussago) si dice: “La zona è la più insalubre a causa della mescolanza dei corsi d’acqua dolce e salata, pelopiù stagnanti; poco popolata e nei mesi caldi questi pochi abitanti sono malati”. È passato molto tempo, ma in queste zone, ghebi, velme e barene sono ancora protagoniste del paesaggio, un paesaggio minore, accarezzato solo dalla luce del sole e della luna e raramente colpito dalla luce accecante dei riflettori del turismo di massa.

Le barene, il cui nome deriva quai sicuramente da “baro”, nome volgare per indicare un fitto manto di cespugli oppure un terreno paludoso incolto sono isolette piatte e basse, coperte da erbe e cespugli con un substrato formato da sedimenti prevalentemente limoso – argillosi. Sono costantemente emerse tranne nei periodi di alta marea, e sono proprio queste condizioni estreme che determinano la loro unicità e le caratterizzano dia una flora ed una fauna uniche.

Velma è un termine che deriva del dialetto veneziano ed è un’alterazione di “melma” e indica una porzione di fondale lagunare poco profondo e normalmente sommerso che, tuttavia, emerge in particolari condizioni di bassa marea. Per questo, a differenza dele barene, sono generalmente prive di vegetazione, anche se sono abitate da piccoli molluschi e policheti, vermi tipici delle zone salmastre ben conosciuti dai pescatori di queste zone.

I ghebi sono invece, sempre in dialetto veneziano, i canali minori che attraversano le barene e le velme della laguna mettendo in comunicazione le zone più interne alle vie d’acqua principali.Ecco, ora se avrete l’occasione di effettuare un’escursione in barca in laguna, potrete chiamarle con il loro nome!

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