di Giovanni Manisi
Quando si parla di vini veneti, le menti volano spesso verso le dolci colline del Prosecco o i terrazzamenti soleggiati del veronese, dove nascono Amarone e Valpolicella. Tuttavia, il Veneto conserva ancora tesori nascosti che attendono di essere scoperti, e uno di questi è il Raboso Piave. Originario lungo le rive del fiume Piave, da cui prende il suo distintivo nome, il Raboso è un vino che racchiude in sé la forza e il carattere di queste terre.Il Raboso Piave ha radici antiche, si parla infatti di questo vitigno già nei testi romani, che lodano la sua capacità di invecchiare con grazia. Superato l’oblio medioevale, troviamo testimonianze di Raboso in documento del 1600, il quale testimonia come fosse apprezzato tanto da essere utilizzato come moneta di scambio.
Durante il ‘900, il Raboso ha dovuto competere con varietali più docili e immediati, ma ha continuato a essere custodito dai viticoltori più tradizionalisti, che ne hanno apprezzato la rusticità e la potenzialità di invecchiamento. Il Raboso è un vino rosso che non si lascia facilmente dimenticare. La sua firma è data dalla marcata acidità e dai tannini vigorosi, che lo rendono un vino di lunga vita e di forte struttura. Al palato si esprime con note di frutta rossa, in particolare di ciliegia, e sfumature speziate e terrose che si sviluppano con l’invecchiamento.
La vinificazione del Raboso è un atto di pazienza e rispetto per la tradizione. La raccolta tardiva permette di ottenere un grado zuccherino adeguato, essenziale per compensare l’alta acidità naturale del vitigno. Il processo di fermentazione e maturazione, spesso avvenuto in botti di legno grande, consente poi al vino di ammorbidire i suoi tannini e di arricchire il proprio bouquet aromatico. Col tempo, il Raboso si evolve, dimostrando una sorprendente capacità di sviluppare complessità e sfaccettature che possono sorprendere anche il palato più esigente.
Il Raboso Piave è un vino che chiede di essere accompagnato da piatti altrettanto corposi. Tradizionalmente, si sposa bene con la cucina veneta: da provare con un piatto di anatra al forno, o con dei salumi stagionati. Non meno degno è l’abbinamento con formaggi a pasta dura e affinati, in grado di bilanciare l’acidità e di valorizzare la struttura del vino.