di Giovanni Manisi
Il corso dei fiumi del territorio della parte ad est della Venezia Orientale era sin dal XII secolo caratterizzato dalla presenza di numerosi mulini. Col tempo la maggior parte di queste strutture sono stata via via abbandonate, riqualificate o demolite. Rimangono tuttavia alcuni mulini, recentemente inseriti in un itinerario a cui è stato dato il suggestivo nome di “Via del Pane”, in diverso stato di conservazione. Partiamo da Portogruaro, dove troviamo incastonati nel centro storico due mulini che oggi ospitano una galleria d’arte. È sicuramente uno degli scorci più suggestivi della città. Spostandoci ad est troviamo i mulini di Villa Bombarda, di Boldara e di Stalis.
La coppia di mulini all’interno della settecentesca Villa Bombarda a Portovecchio versano tristemente in stato di abbandono. Da qui, attraversando la campagna ed il Lemene, attraverso un bellissimo percorso si raggiunge, a piedi o in bicicletta, il mulino di Boldara, attivo fino alla metà del secolo scorso, oggi in stato di grave abbandono, e inserito all’interno di una riserva naturale di 140 ettari fitta di sentieri, rigagnoli, laghetti, siepi, boschetti e piccoli prati che conserva l’aspetto del paesaggio di un tempo.
Al confine con il Friuli, in direzione Cordovado, nel vicino Friuli Venezia Giulia, troviamo i mulini di Stalis. Recentemente ristrutturati, sono un’oasi di pace e tranquillità immersa nel verde, meta di cicloturisti, che spesso ospita esposizioni ed eventi culturali. Nei pressi dei mulini è possibile visitare la Fontana di Venchiaredo, resa celebre dallo scrittore Ippolito Nievo, che ne decantò la magia nel romanzo Confessioni di un italiano ed oggi inclusa nel piccolo parco a lui intitolato.
Percorrendo la strada che da Portogruaro va verso Pordenone, nel Comune di Gruaro vediamo lo splendido Mulino della Sega. Attestato dal 1400, ha sempre avuto grande importanza produttiva, confermata dalla presenza di otto ruote da macina. Il mulino è passato di mano tra moltissime proprietari ed è ora di proprietà privata e non più in funzione.
Proseguendo, nel centro di Cinto Caomaggiore si trova l’ex Mulino “Bornancini” di Cinto Caomaggiore, il cui nome ricordaa l’ultimo proprietario dell’attività. Ora l’edifico, di proprietà comunale, è sede del Parco regionale di interesse locale del Reghena, Lemene e laghi di Cinto. Il sito ospita a settembre la festa delle Risorgive, una bella sagra di paese dedicata ai temi della natura e dell’ambiente. Tornando ad ovest, lungo il corso del fiume Loncon, troviamo il mulino che più conserva la memoria di queste strutture che per secoli sono state così importanti per le comunità locali locali. Il mulino di Belfiore.
I documenti a noi giunti risalgono alla seconda metà del 1400, ma è molto probabile che l’impianto originario risalga almeno al 1200. Attualmente è di proprietà del Comune di Pramaggiore ed all’interno è presente un interessante museo etnografico che ospita sia le antiche macine, e gli ingranaggi di un impianto molitorio, sia infine alcune testimonianze della civiltà contadina, dagli attrezzi agricoli ad alcuni oggetti e arredi di uso quotidiano. Nella stagione stiva, il mulino ospita spesso eventi culturali ed è sempre meta di visite da parte di gruppi, scuole e turisti.