Le tegnùe

di Giovanni Manisi

Chi l’avrebbe mai detto che di fronte alle spiagge della Venezia Orientale, sul fondale del tranquillo Mare Adriatico esistono paesaggi sottomarini di una bellezza tropicale? Da questi fondali, caratterizzati da sedimenti sabbioso-fangosi, affiorano infatti particolarissime formazioni rocciose che rappresentano delle vere e proprie oasi di biodiversità: le tegnùe. 

Scoperte fra il settecento e l’ottocento dall’abate e naturalista Giuseppe Olivi, furono battezzate dai pescatori veneti con il nome di “tegnùe”, che in dialetto significa “trattenute”, perché trattenevano e strappavano le loro reti. A quel tempo, ed è così ancor oggi, imbattersi in queste formazioni non era proprio un colpo di fortuna… 

Le Tegnùe possono avere estensioni e forme molto diverse: la superficie può andare da pochi metri quadrati a diverse migliaia e l’altezza dal fondale in cui si trovano varia tra gli 8 e i 40 metri. La particolarità delle rocce che le caratterizzano è data dai diversi modi in cui si sono formate nel corso degli ultimi 3-4.000 anni, che talvolta si sono intrecciati tra loro, dando vita a questo ambiente così unico e meraviglioso quanto fragile. La loro differenza da una classica barriera corallina tropicale, abitanti a parte, è quella di non essere costituita da colonie di coralli ma principalmente da alghe rosse calcaree aggrappate a queste formazioni insieme ad altri vari esseri viventi. La sovrapposizione di queste specie determina una crescita irregolare delle tegnùe, dando origine alle forme più strane, ricche di porosità e anfratti.

Le tegnue fungono da punto di ancoraggio per vari organismi come alghe incrostanti, spugne, anemoni e coralli, e offre protezione e riparo a ricci, stelle di mare, paguri, astici e piccoli pesci. Tutti questi organismi rappresentano a loro volta un’attrattiva alimentare per molte altre specie ittiche che transitano nell’Adriatico in cerca di cibo e di riparo, come branzini e merluzzetti. 

I pesci che popolano le tegnùe sono numerosissimi: dai meno conosciuti come tordi, bavose, castagnole, sacchetti e gronghi a specie ittiche pregiate come corvine, pagelli, saraghi e scorfani.
Le tegnùe nel Mediterraneo sono un ambiente davvero unico nel suo genere e rappresentano, quindi, un patrimonio biologico di inestimabile ricchezza che il nostro territorio ha il dovere di custodire e proteggere. Per la salvaguardia delle tegnùe, i comuni di Chioggia e di Caorle hanno ottenuto l’istituzione per quest’area di Zone di Tutela Biologica (ZTB), un riconoscimento riservato a riserve marine e parchi marini.

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