Una pausa fotografica nella Laguna del Mort

Giralagune, la Laguna del Mort a Eraclea

È un giorno insolitamente caldo di febbraio, nelle ore di maggiore luce, al centro del giorno, quello in cui mi sono avventurato nella laguna del Mort, un incredibile specchio d’acqua che sembra dimenticato lì da un’urbanizzazione sostenuta. Un luogo unico, un microcosmo appartato dove il tempo scorre in un silenzio raro e prezioso. Ho scelto la giornata perfetta e l’ora perfetta, non c’è nessuno.

Lascio la bicicletta sull’argine e, lasciandomi guidare dall’istinto e dalla luce dorata che promette ottimi scatti, ho dapprima assorbito l’atmosfera intorno a me, per poi avviarmi verso la pineta, a destra. Con un sole accecante sopra di me, ho guardato due figure: un pescatore seduto su una sedia con lo sguardo fisso alla punta della sua canna e, poco più in là, stivali alti e ferro in mano, un uomo muoversi con movimenti lenti a caccia di capelunghe. Si ferma e scelgo un’inquadratura con un moscone spiaggiato ad incorniciarlo. Scelgo il bianco e nero per fissare queste scene sulla memoria della mia fotocamera. Mi viene in mente un verso di Paolo Conte: “controluce tutto il tempo se ne va”. È proprio un momento magico, il tempo si è fermato qui, dove sono adesso.

Proseguo verso la pineta, ma una vecchia barca da pesca di legno con la sua ancora arrugginita che ormai da tempo fa parte del paesaggio mi obbliga ad una sosta per altri scatti. Questa scena merita qualche scatto a pellicola con la vecchia Hasselblad che in quel preciso momento benedico di aver portato con me, nonostante il peso.

Mi addentro nella pineta, dove mi godo i profumi di legno e di terra che contrastano quello salmastro della piccola laguna. Torno a scattare a colori, gli alberi e la luce creano delle trame affascinanti, dalle mille sfumature cromatiche.

Cammino e respiro per almeno mezz’ora godendomi il saliscendi del sentiero in pineta prima di scendere verso la laguna. Dei tratti di una staccionata di legno consumata dal vento, dal sole e dal mare attraggono la mia attenzione e ricomincio a scattare.

Fa veramente caldo per questa stagione, ho sudato parecchio. Bevo avidamente dalla borraccia e riparto verso la mia bici, questa volta percorrendo il sentiero che costeggia la laguna. Ripongo la macchina fotografica, sono soddisfatto degli scatti realizzati e non vedo l’ora di vedere il risultato. Ora mi godo l’aria fresca, il sole in faccia e gli uccelli che disegnano sul cielo sopra la laguna.

Giovanni Manisi

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram
Email